Qualche sera fa, in compagnia di sorella e amica greca, mi sono dedicata alla preparazione di questi dolcetti tipici del tirolo. Sei mani a lavoro e tre menti da tenere a freno per evitare di sfociare nel pastiche postmoderno. Mi è tornata in mente la mia prima estate all'estero da sola, a tredici anni: quindici giorni trascorsi in un paesino austriaco di nome Semmering, tra boschi, insegnanti di tedesco con barbetta da montanari e brevissime e sfavillanti infatuazioni puberali. Così ancora una volta confermo la convinzione che la cucina va sempre di pari passo con i ricordi, con le epifanie e che sia forse l'unica forma di nostalgia produttiva che esista.
Vi consiglio di preparare i buchteln quando avete la possibilità di mangiarli appena sfornati, perché fragranti di forno sono insuperabili, ancor più se accompagnati da una cremina di gelato alla vaniglia o alla crema. Se invece li mangiate ben dopo la preparazione, vi consiglio di passarli un attimo in forno per scaldarli un po'.
E' marzo, un mese matto, e temperature e atmosfere iniziano ad inclinare verso la primavera. Vi offro una bella poesia un po' struggente appena ricevuta da un amico.
Abbiamo nel cuore un solitario
amore, nostra vita infinita,
e negli occhi il cielo per nostro vario
cammino. Le spiagge i cieli, la riva
su cui sassi e rovi e il solitario
equiséto, e colli erbosi grassi
rioni, città dispiegate come
belle bandiere, e nude prigioni.
Questa è la nostra vita. Questi nostri
volti vagabondi come musi
di cani ci somigliano. Il vento
il sole le corolle rosse e blu,
i sogni mai sognati i nostri sogni.
Questa è la nostra vita e nulla più.
Beppe Salvia