giovedì 23 febbraio 2012

Carciofo ripieno


Mi ricordo che da bambina, tutte le volte che mia madre o mia nonna preparavano i carciofi ripieni in umido, appena li vedevo, alzando il coperchio del tegame per scoprire cosa ci fosse per cena, mi si componeva sul viso una smorfia di disappunto. Altrettanto accadeva a mia sorella. Ora che invece li adoro mi viene da chiedermi quale ragione potesse nascondersi dietro quel disappunto. La conclusione a cui sono giunta - riflettendo anche su altri tipi di piatti che all'epoca non riscuotevano molto successo presso di me- è che ai bambini, anche quelli di buona forchetta come ero io, non piacciono le pietanze in umido. Un piatto di turgide pennette, un gagliardo arrosto, un'insalata di pesce all'agro sì, ma le pietanze in umido uhmmm......
Credo che i cibi in umido siano circonfusi di una leggera aria di arrendevolezza, di decadenza e nell'immaginario di un bambino tutto questo non puòtrovare spazio.
Noi, adulti, una volta che siamo stati costretti a conoscere e accettare l'allure di sconfitta di cui la realtà quotidiana si dota, possiamo almeno consolarci riuscendo ad apprezzare piatti come questo!

Mutare il verde prato
in un giuoco proibito.
Mi ci sono provato.
Non ci sono riuscito.

Sandro Penna


venerdì 17 febbraio 2012

Pennette ai broccoli e salmone affumicato con pinoli


Approfitto di un dopocena solitario a Pisa per caricare la ricetta di una pasta piuttosto veloce e ben saporita. La neve è passata, i treni sono ripartiti e io ho potuto raggiungere la cittadella toscana dove faccio i miei studi di traduzione. Ho attraversato il Ponte di mezzo: l'Arno fluiva apparentemente immobile. 
Se si annusa l'aria dal ponte si percepisce l'odore della marina, a qualche chilometro da qui, ed è un odore che eccita le sinapsi, che fa strapensare, che ci dice che il mare c'è, con la sua presenza ferma e rassicurante seppur sempre mobile, abissale, misteriosa.

E prima di abbandonarci alle ore della notte, per voi una poesia di Dario Bellezza.

Forse mi prende malinconia  a letto
se ripenso alla mia vita tempesta e di
mattina alzandomi s'involano i vani
sogni e davanti alla zuppa di latte
annego i miei casi disperati.

Gli orli senza miele della tazza
screpolata ai quali mi attacco a bere
e nella gola scivola piano il mio
dolore che s'abbandona alle
immagini di ieri, quando tu c' eri.

Che peccato questa solitudine, questo
scrivere versi ascoltando il peccatore
cuore sempre nella stessa stanza

con due grandi finestre, un tavolo
e un lettino di scapolo in miseria.

E se l'orecchio poso al rumore solo
delle scale battute dal rimorso
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.


Dario Bellezza

sabato 11 febbraio 2012

Muffin con barbabietole rosse, vaniglia e anisetta/ La nevicata del 2012


Dicono sia una grande nevicata, dopo quella del 1956 e quella del 1985. In effetti nevica da molti giorni, il paesaggio urbano è profondamente mutato e anche qualche meccanismo cerebrale, quello che organizza il modo di camminare, ad esempio, o quelli della calma e della resistenza.
Sul mio balcone innevato ho appoggiato un piattino con le briciole e sono venuti tanti merli, qualche tordo e altri uccelli di cui non conosco il nome. E' stato divertente spiarli...

Quanto è difficile entrarti
non per perfezionare o capire ma per saggiare le sponde
/del tuo foro
per misurare l'altezza delle acque

ad ogni conquista voler lasciare l'abitudine di vedere
/qualcuno

allora venne la neve

ma soltanto

(...)

Non animo più  i segni e lascio liberi gli uccelli e la loro
/ scienza del volo
e loro

lasciano libera me

davvero non mi importa sapere ciò che esiste e ciò che
/ non esiste

ho voglia di lasciarvi e di incontrarvi in un altro paese


Paola Febbraro

La ricetta che vi propongo, visto che si sta avvicinando il Carnevale, è una ricetta di muffin coloratissimi, senza bisogno di utilizzare coloranti. Sono preparati con le barbabietole rosse e lo so che sembra strano, ma provate e vi stupiranno...


domenica 5 febbraio 2012

Taralli di San Biagio



Un'amica mi ha donato questa ricetta tradizionale che si prepara in alcuni paesi abruzzesi: i taralli di San Biagio che, per chi crede, si preparano il 3 febbraio per la ricorrenza del santo e si mangiano poi il giorno stesso e quelli a venire (visto che una caratteristica dei dolci tradizionali è che se ne preparano sempre in gran quantità, per poi magari regalarli).
Ho sempre trovato l'agiografia un tema interessante, perché ricco di simbologie, spunti, nomi di luoghi lontani, fatti incredibili, martìrii spietati. Una volta ricevuta la ricetta da Francesca mi sono dunque lanciata alla ricerca di qualche notizia in più su San Biagio, scoprendo che visse e fu martirizzato in Armenia (l'Armenia, una delle mie fissazioni!) sotto l'imperatore Licinio, poi le sue spoglie furono portate in Lucania e oggi viene venerato in molti paesi del centro e sud dell'Italia. Salvò la vita ad un bambino a cui si era conficcata una lisca in gola e da quel momento venne considerato protettore della gola.
Dunque proprio adesso io ne avrei bisogno, per il bruciore che sento e la tosse annidata nel petto che mi fa ridere con lo stesso rumore che farebbe una iena...
...è il prezzo da pagare per guardare una bellissima città innevata!

Questa è una ricetta per gente rilassata che si sa concedere un po' di tempo, perché ci sono lunghi tempi d'attesa per le lievitazioni. Posso dirvi però che negli intervalli potete fare quello che più vi piace e nell'attesa di 12 ore addirittura potete andare a dormire. Parola d'ordine: sapersi organizzare!

Potete abbinare i taralli ad un vino corposo come il Montepulciano d'Abruzzo Ipnosi 2007 che vedete nell'immagine), prodotto dalla cantina Biagi (sarà un caso?).
Purtroppo si è potuto scattare la foto solo di sera usando un flash e i colori ne soffrono un po'.