lunedì 30 agosto 2010

Primo di pesce spada, pomodorini, pinoli e crema di melanzane


Ad un passo da qui c'è settembre. L'aria è già più fresca, la luce si inclina appena. Gli insegnanti si disperano, il cinismo sale, questo paese rotola e rotola, lo spazio del Bello diminuisce, si tendono i fili. E settembre, ad un passo da qui, ignaro di tutto, sarà una meraviglia.

bene bene c'è un paese
dove l'oblio dove pesa l'oblio
dolcemente sui mondi innominati
là la testa si tace la testa è muta
e si sa no non si sa niente
il canto delle bocche morte muore
sul greto egli ha fatto il viaggio
non c'è niente da piangere

la mia solitudine la conosco via la conosco male
ho tempo mi ripeto ho tempo
ma quale tempo osso affamato il tempo del cane
del cielo che continua a impallidire il mio pizzico di cielo
del raggio che s'arrampica ocellato tremante
sui micron degli anni tenebre

voi volete che vada da A a B non posso
non posso uscire sono in un paese senza tracce
sì sì è una bella cosa quella che avete una cosa bellissima
cosa c'è non fatemi più domande
spirale polvere d'istanti che cos'è lo stesso
la calma l'amore l'odio la calma la calma

Samuel Beckett


venerdì 27 agosto 2010

Crumble di prugne


Pomeriggio abruzzese tremendamente afoso. Canicola abbacinante. Non si può uscire di casa. Leggo un libro che vorrei consigliarvi: Sopra eroi e tombe di Ernesto Sàbato. La poesia viene dal libro.
Poi tè verde freddo e senza zucchero e questo crumble.

Forse dopo la morte l'anima emigra
in una formica
in un albero
in una tigre del Bengala,
mentre il corpo si dissolve
fra i vermi
e penetra nella terra senza memoria
per risalire poi nei rami e nelle foglie
e diventare eliotropo o erbaccia
e poi alimento del bestiame
sangue anonimo e zoologico
scheletro
escrementi.
Forse ci sarà un destino più orrendo
nel corpo di un bambino
che un giorno comporrà poesie e romanzi
e che nella sua oscura angoscia
(senza saperlo)
pagherà le antiche colpe
di guerra o di delitti,
e tornerà a vivere le paure,
il timore di una gazzella
la schifosa bruttezza della donnola,
la propria torpida condizione di feto, ciclope, lucertola,
la fama di prostituta o pizia,
le remore solitudini,
le dimenticate codardie e tradimenti.


mercoledì 25 agosto 2010

Pomodori ripieni di riso (Gemista)


Tutt’intorno all’isola di Cefalonia, di certo, c’è il mare, con il suo paradigma di calette, spiagge rosse, bianche o argillose, scogli affilati e fondali diafani. Sui lembi di terra che vanno incontro all’acqua, autoctoni in vacanza, bambini troppo magri o troppo in carne, naturisti in armonia con lo sfondo sabbioso e qualche pescatore nero come un tizzone e con i capelli lunghi sbiaditi dal sole e dal sale, concentrato su una rete, su un motorino di barca che singhiozza o intrattenuto dalle onde, sgranando un rosario ortodosso che tra le dita fa tac-tac. C’è poi un’isola interna, nascosta, che è fatta di montagna pietrosa, cespugli impolverati e capre, un’isola desolata (devo dirlo, queste due parole accostate danno gran piacere di lingua!) la cui bellezza non si può affermare in senso assoluto e tuttavia esiste. Percorrendo le strade che si snodano verso l’entroterra, salta subito all’occhio un disordine spudorato: i pochi edifici che si incontrano sono sgraziate casette di cemento armato (dopo il terremoto a Cefalonia la ricostruzione ha fatto cose orrende) o baracche di lastre di metallo rugginose e tetti di amianto. Non mancano discariche di auto, cucine economiche e altre suppellettili. Le strade sono di tre tipi: la strada principale, stretta con curve spesso a 180°; la strada secondaria piena di buche e senza guard-rail e la strada sterrata, che è, in tutto e per tutto, un tratturo. La bellezza, forse, sta nella fatica e nella paura (di cadere nei dirupi) impiegate per giungere a vedere cosa c’è oltre. E’ una sorta di misticismo pagano: conoscere la polvere, mangiare la polvere, rischiare che faccia buio, rischiare di forare in mezzo al nulla, per andare a vedere dove nessuno si avventura, dove ci sono il suono dei campanacci e le facce dei pastori o delle pastore, facce chiuse, poco contente, che tuttavia rispondono ad un cenno di saluto, il luogo dei cardi spinosi che ho amato sempre, degli ulivi ritorti, del silenzio, dello stare in alto e guardare giù, dell’avere percezione dell’isola come terra chiusa dal mare.
Tornando verso la civiltà, a Lixouri o Argostoli, ci si può fermare a mangiare un pomodoro ripieno di riso, tipico della cucina greca. E’ questa la ricetta che vi lascio stavolta, prima di scomparire di nuovo, tra gli spruzzi e il Libeccio.

Nelle foto: la spiaggia di Spartià, a sudovest dell'isola, il paesaggio desertico a nord di Lagadakia e le capre sul monte Ainos.


lunedì 23 agosto 2010

Marmellata di pesche ai due profumi: vaniglia e tè Grand Jasmine


Sono gli ultimi giorni d'estate e per molti gli ultimi giorni di vacanza. Non ci resta che preparare le provviste  e tuffarci nella caotica città che ci attende.
Martedì, come tutti i martedì che si rispettino, al Vag c'era il mercatino dei contadini di cui vi ho già parlato in alcuni altri post. A Bologna è uno dei mercati più interessanti per chi vuole frutta e verdura appena colta e per chi come me vuole farsi una bella marmellata di pesche. La signora Maria mi aveva portato una cassetta di pesche perfette per fare una bella marmellata e io, anzichè una, ne ho preparate ben due. La ricetta è identica e recupera sempre lo stesso metodo Feber che ho usato anche nelle altre mie marmellate, ma il profumo è completamente differente: una l'ho profumata con una stecca di vaniglia e l'altra con una bella infusione di tè Grand Jasmine, un buonissimo tè un po' affumicato. Una vi risulterà molto leggera e profumata di zucchero e vaniglia l'altra un po' più forte e più scura con un lieve retrogusto affumicato. Tutte e due però perfette per una bella colazione con pane e burro.

sabato 21 agosto 2010

Plumcake con olive, feta e pomodori secchi



In questi giorni che me ne dovrei stare a Bologna a studiare, continuo ad andare in giro per gli Appennini, attratta sempre più da questi monti. Questa volta mi sono fatta convincere dal mio amico giardiniere, Paolo, che mi ha portato finalmente a Poranceto a vedere il bellissimo bosco di antichi e monumentali castagni di cui parla nel suo sito attraverso giardini.

Posto magico da tutelare e salvare dagli interventi folli che hanno fatto proprio in questi giorni. Se avete un momento, andate a vedervi le foto bellissime che Paolo ha fatto a questo luogo magico e leggetevi i post che vi racconteranno che cosa è successo ad alcuni di questi castagni: E anche voi, come lui e come me oggi, sarete indignati nel vedere cosa succede in uno dei più bei boschi che abbiamo proprio a due passi da Bologna. Luogo magico dove ogni castagno ha una storia tutta sua da raccontare: ci sono streghe silenziose, cavalieri con la lancia in resta, dinosauri in fuga, animali fantastici, tane segrete e tutto ciò che la vostra immaginazione riesce a vedere.





Consiglio quindi di andare a passeggiare in questo meraviglioso luogo, a giocare con i bambini oppure a leggersi un bel libro, e infine non deve mancare un bel picnic seduti su un tronco centenario.
E questo plumcake è proprio perfetto per un picnic nel bosco.


Vi aggiungo qualche bellissima immagine che mi ha mandato Paolo di Poranceto. Lui si che è un vero fotografo.











mercoledì 18 agosto 2010

Marmellata di mirtilli

Ieri sono stata con alcuni amici a fare una passeggiata sugli Appennini. E oltre ad aver visto luoghi meravigliosi, ho imparato tantissime cose: come riconoscere un faggio, che i crochi annunciano l'autunno, che esiste una varietà infinita di funghi commestibili, e infine che i mirtilli  non crescono sui cespugli di rovi, come le more, ma per terra in bellissime macchie colorate.
Dopo aver mangiato manciate di mirtilli mi è venuta una gran voglia di fare una bella marmellata da mettere in dispensa e tirare fuori quest'inverno a ricordo di questa bella giornata. Giornata che si è conclusa in bellezza con delle buonissime taglietelle, opera di Paolo la "vera resdora" del gruppo, con un sugo di finferli scoperti e raccolti con amore da Giovanna, la "vera sportiva" del gruppo.
Ora la ricetta, utilizzando come sempre il metodo Feber, di cui vi ho già parlato in un'altra ricetta, per una buona marmellata senza perdere troppo tempo.

sabato 14 agosto 2010

Seppie grigliate al fumo di erbe


Prima di partire per l'Isola, vi lascio una ricetta che sa di mare. Basta una griglia da giardino o anche una griglia elettrica, delle seppie fresche e rametti di erbe aromatiche (io ho scelto foglie d'alloro, rametti di rosmarino e ginepro). Preparate i carboni e fatevi bruciare sopra le erbe proprio mentre le seppie stanno cuocendo, così che il fumo prodotto le profumerà leggermente. Se usate una griglia elettrica e quindi non avete carboni, potete appoggiare le erbe direttamente sulla griglia creando una specie di rete larga e sopra di esse appoggiare le seppie.
Fate cuocere anche i pomodorini sulla griglia, fino a che non si aprono un po'.

Questa è la mia casa

Non c'è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.

Arriva l'autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s'accoppiano e dormono,
giocano e pensano,
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.

Non c'è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani e i campanili
ci passano davanti.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.

E io non saprò dove ripararmi
perché tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

Mario Benedetti


venerdì 13 agosto 2010

Alluvioni in Ladakh

Oggi nessuna ricetta ma solo una foto di preghiera, le bandiere tibetane dei monaci buddisti che al vento, nel tempo, piano piano si sfilacciano e ripetono all'infinito la loro preghiera.
La preghiera che oggi sorge spontanea nei nostri cuori è che questa terribile disgrazia abbia fine, con la speranza che tutti i dispersi vengano ritrovati e che gli aiuti umanitari arrivino presto.
Nessuna ricetta ma un po' di attenzione e di disponibilità verso questo popolo che vive in questo momento un terribile incubo. Vi lascio con altre due immagini di una donna e di un gruppo di bambini, perché quando succedono queste terribili disgrazie sono sempre le persone quelle che soffrono di più.





lunedì 9 agosto 2010

Panini "inglesi" in Val Maone


Un pranzo al sacco è l'occasione per preparare leccornie tascabili di tutti i tipi.
Questi panini hanno il gusto dell'Inghilterra, quel sapore inconfondibile di bacon e marmellatine speciali che staziona nel palato a lungo, anche dopo l'ultimo morso. Sono buonissimi con un bicchiere di vino rosso allungato con acqua fredda (è molto dissetante)!
In montagna il vino e l'acqua nella borraccia ce li avevo, i panini erano un po' diversi, ma questa è l'occasione per darvi un'idea per i picnic estivi.


La Val Maone, in Abruzzo, è, in due parole, semplicemente un "bel posto". Una valle piuttosto verde orlata di boschi e attraversata dal Rio Arno. Da un lato e dall'altro, due pachidermi grigioargentei con le vette di denti aguzzi e i falchi in volo circolare. Il sole a picco e il vento freddino persino in agosto, che se anche la nostra pelle brucia, il vino e l'acqua nello zaino conservano la temperatura. Si cammina per ore, bosco, poi pietre, poi erba, di nuovo pietre, muschio, greto di un ruscello in secca, roccia. Fatica che sale fino a che non si rompe il respiro, una volta trovato il proprio ritmo. Silenzio estremo, chi resiste a provare l'effetto dell'eco?! Sui lati della mulattiera che si percorre, terra smossa dai musi dei cinghiali, tane, grotticine. Sembra non esserci nessuno. Solo fiori strani, dai colori lisergici, gli odori esotici o le creste punk e insetti, piccoli mostri rilassati. Gli animali ci sono, da qualche parte. Questa è la regione delle aquile, degli orsi e dei lupi: difficile che si mostrino, ma si sa che ci sono.
E' bello il calcolo delle distanze in minuti e ore di cammino, gli incontri sporadici con qualche altro camminatore e l'essenziale e amicale "buongiorno".
Quanto c'è da qui al rifugio? Questa è l'ultima fonte d'acqua che si incontra, calcoliamo di farcela bastare. Guarda quella nuvola dietro la vetta: da che parte si sposta? Porta la pioggia? In quanto tempo si chiuderà con l'altra? Si continua o si torna? A quanto il rifugio? Calcoliamo. Ho fame. Riposiamoci. Scolliniamo, ci siamo, è lì dietro. Manca poco.

Vi consiglio il libro Caccia al Cristo di Paolo Morelli, Ed. DeriveApprodi.


sabato 7 agosto 2010

Riso al latte con cioccolato bianco e fragoline di bosco

Eccoci finalmente tutti in vacanza. Tutti con una gran voglia di riposare, di natura (mare e monti che sia), di leggere e di tante coccole. E questo è il dolce giusto per coccolarsi. Ormai le fragole sono finite ma si può trovare ancora qualche fragolina di bosco che con il riso al latte sta proprio bene. Questo dolce si può fare anche con i lamponi e le more, diciamo con tutti i frutti di bosco che riuscite a trovare nelle vostre passeggiate tra i boschi. Il riso al latte mi ricorda i dolci semplici di mia nonna  (quella che non sapeva cucinare), il profumo di vaniglia che riempiva la stanza  e le fragoline raccolte nelle passeggiate che facevo con lei nei boschi della Piola vicino al lago, dove ora abbiamo piantato tanti bellissimi alberi di marroni. Un dolce più coccoloso di così non c'è.
Con questa ricetta si apre anche una nuova sezione del nostro blog, quella delle "RICETTE FACILI-FACILI"- Un mio caro amico mi scrive continuamente di  non riuscire a fare queste ricette perchè troppo complicate e con ingredienti difficili da trovare nei supermercati normali, e allora ecco che per lui, e non solo per lui, ci saranno le ricette facili, facili.
Visto che, come dicevo prima, siamo tutti in vacanza, vi consiglio un bellissimo libro da leggere, di una grande scrittrice, morta molto giovane in un campo di concentramento: Due di Irène Nemirovsky, edito da Adelphi. Racconta con sapienza e ironia quello che capita a  tutte o quasi tutte le coppie dopo essersi sposati.

P.S. cari i miei lettori, avete notato che abbiamo una nuova intestazione? Spero che vi piaccia, perchè a noi di pampelmuse piace molto e vorrei ringraziare Emanuele che ci ha fatto questo bellissimo regalo. Grazie, grazie davvero tanto.

giovedì 5 agosto 2010

Involtini di fagiolini e pancetta


Per chi vuole mangiare verdure con vizio.
Piove e piove sull'Adriatico, il mare è agitato.


La spiaggia
   
Sono andati via tutti -
blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa, - Non torneranno più -.

Ma oggi
su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
quelle toppe solari... Segnali
di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.

I morti non è quel che di giorno
in giorno va sprecato, ma quelle
toppe d'inesistenza, calce o cenere
pronte a farsi movimento e luce.
Non
dubitare, - m'investe della sua forza il mare -
parleranno.

Vittorio Sereni

domenica 1 agosto 2010

Flammkuchen (di Markus)



Quanti denti ha il pescecane
e a ciascun li fa veder,

e Macheath, lui ci ha il coltello
ma chi mai lo può saper?

Sbrana un uomo il pescecane
ed il sangue si vedrà.

Mackie ha un guanto sulla mano,
nessun segno resterà.

Sul Tamigi verde e fondo
molti a un tratto cascan giù.

Non è peste né colera,
è Macheath che va su e giù.

In un bel mattino azzurro
giace un morto sullo Strand

e qualcuno svolta in fretta.
Ha per nome: Mackie Messer.

E Schmul Maier un dì sparisce
e tanti altri ricchi al par.

Mackie ha in tasca i lor denari,
nessun può testimoniar.

Jenny Towler l'han trovata
un coltel ficcato in cuor.

Mackie Messer va a passeggio,
non gli importa di saper.

E Alfons Glite il vetturale
che un bel giorno si eclissò?

Chi ne sa più di tant'altri?
Mackie Messer certo no.

E l'incendio dove un vecchio
con sei piccoli perì.

Nella folla c'è anche Mackie,
che è per caso giunto lì.

E la giovin vedovella
il cui nome ognun sa dir

agguantata appena sveglia
Mackie, come andò a finir?

Bertolt Brecht, da L'opera da tre soldi


Sapete chi è Mackie Messer? Un noto criminale...
Vi consiglio di leggere L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht e anche di ascoltarla musicata da Kurt Weill. E qui vi lascio la canzone e immagini di Berlino negli anni 20.

http://www.youtube.com/watch?v=_QXJ3OXWaOY&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=4ls8SPpRXgU&feature=related

Rimaniamo in Germania: vi propongo la ricetta dei Flammkuchen, che il mio amico Markus mi prepara ogni volta che arrivo a Berlino. La ricetta ha provenienza alsaziana, ma ormai è un piatto entrato a far parte del repertorio culinario tedesco.
La difficoltà di questo piatto sta soltanto nel trovare la panna acida qui in Italia. Vi consiglio di andare a prenderla nei negozi di alimentari dell'Est Europa (io ad esempio la prendo dai russi). Se proprio non la trovate, utilizzate dello yogurt greco denso, anche se non è proprio la stessa cosa.