martedì 1 febbraio 2011

Parrozzo


Questo è un dolce che solitamente in Abruzzo si prepara nel periodo di Natale ma secondo me è perfetto per tutto l'inverno. E' un dolce poco smorfioso, senza creme e cremine, piuttosto spartano, che riprende i dolci della tradizione contadina che si preparavano con la farina di mais (da questo il colore della mollica).
Vi avviso: non è una passeggiata, o meglio, si impasta facilmente ma la cottura è un po' delicata, soprattutto perché è un dolce quasi senza lievito che però deve venir fuori soffice soffice. E come si fa??
Ve lo spiego io, fidatevi.
Bisogna solo tener presente che la tipica forma a cupola è data dall'utilizzo di un tegame particolare che si acquista in Abruzzo ovunque e altrove nei negozi specializzati in attrezzi da cucina. Se proprio non riuscite a trovarlo, nessuno vi impedisce di fare lo stesso dolce in un altro tipo di teglia! Sarà un parrozzo alternativo, che male c'è? Non sono integralista, vi lascio fare...
Il tegame è questo:


Prima della ricetta vi lascio la mia solita poesia.

 I giorni della merla bianca

 O merla che eri pura e bianca
 senza paura dell'inverno,
di battere l'ala mai stanca
tra gli alberi aridi e in eterno.

Nell'aria fredda felice tu eri
con il tuo bel merlo serena,
 ma un giorno diventaste neri
di pensieri e terra di pena.

Gabriella Sica

Ingredienti:

6 uova
250g di zucchero
150 g di mandorle sgusciate tritate
150 grammi di farina di semola (quella giallina)
1 limone
1 tazzina da caffè di amaretto
1 fialetta di mandorla amara
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
150-200 grammi di cioccolato fondente

Separare i tuorli dall’albume delle uova; sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad amalgamare bene;
aggiungere pian piano la farina di semola e continuare a far amalgamare senza fare grumi;
grattugiarci la buccia di un limone (solo la parte gialla); aggiungere le mandorle tritate, la tazzina di amaretto, e la fialetta di mandorla amara sempre amalgamando bene. Montare bene a neve gli albumi;
pian piano amalgamare gli albumi montati a neve col precedente impasto con movimenti ad inglobare in modo che al termine l’impasto sia spumoso. Spalmare bene la teglia con burro o strutto (il problema del parrozzo è che il più delle volte la teglia non rilascia l’impasto. Le ultime volte ho usato lo strutto spalmato con uno strato leggerissimo ed il risultato è stato ottimo per cui lo consiglio). Versare l’impasto; mettere a forno molto caldo (conviene accenderlo prima ancora di cominciare la lavorazione) 220° per 12-15 minuti perchè sollevi subito (l’impasto è quasi senza lievito e quindi deve sollevare col caldo del forno) e poi abbassare a 180° per altri 50-60 minuti.
Prima di togliere definitivamente provare con uno stuzzicadenti al centro per assicurarsi che la cottura sia ultimata altrimenti lasciare ancora per altri 10 minuti (dipende dal forno).
Dopo che si è raffreddato un pochino togliere dallo stampo ribaltandolo su un piano avendo cura di mettere sotto uno strofinaccio per far assorbire eventuale umidità.
Una volta raffreddato completamente (meglio il giorno dopo), sciogliere il cioccolato fondente con un goccio di latte e con un coltello spalmarlo sulla superficie del parrozzo.
La base del parrozzo risulterà probabilmente un po' bruciacchiata e sollevata. Con un coltello tagliarne uno strato sottile così da renderla piane e contemporaneamente togliere il bruciato.

Parti critiche: non far fare grumi, amalgamare piano piano l’albume montato a neve, imburrare la teglia (meglio lo strutto), forno molto caldo subito.


2 commenti:

  1. Io mi fido. Mangiare il Parrozzo è come saggiare l'anima di un abruzzese, io l'accompagno con dell'ottima genziana, fatta da un novantatrenne arzillissimo.

    *

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  2. mamma mia ma questa è una ricetta lunghissima ci vuole tanta e tanta pazienza per farla..

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