Ogni volta che prendo un treno assisto agli incontri tra "autoctoni" e "stranieri". Osservo il fastidio, osservo come una umanità odia un'altra umanità.
La parola umanità è un sostantivo singolare, non numerabile, quindi c'è qualcosa che non va se si formano "gruppi" di umanità che vivono di attriti, fastidi e un'insopportabile forma di generalizzazione nei confronti dell'altro, chiunque esso sia. E spesso ne fanno anche un vanto.
Sembrerò retorica, ma ogni volta che assisto ad un certo tipo di episodi o ascolto certi discorsi -essendo le categorie in oggetto le più svariate- mi fa male e cresce la mia preoccupazione e allora io, Rablù, prendo le distanze esplicitamente da tutto questo. E anche Lea e sono sicura tutti quelli che ci leggono.
A proposito vi posto una poesia di Whitman e il link per ascoltare Khorakhané, una bellissima canzone di De Andrè e guardare un bel video.
Ah, certo, anche una tenera torta alle carote per la vostra colazione...
A te
Straniero, se tu passando mi incontri e desideri parlare
con me, perché non dovresti parlarmi?
E perché io non dovrei parlare con te?
Walt Whitman
Ingredienti (per una torta di circa 25 cm di diametro):
200 g di farina 00
150 g di zucchero
2 uova
30 g di liquore di amaretto
3/4 cucchiai di latte
50 g di olio di semi
350 g di carote
50 g di mandorle tritate
la scorza grattugiata di un limone
una bustina di lievito
In una terrina sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere l'olio, il latte, il liquore di amaretto e poi poco alla volta la farina, le carote grattugiate, le mandorle tritate, la scorza di limone e infine la bustina di lievito.
Versare l'impasto in una teglia imburrata o ricoperta di carta da forno.
Cuocere in forno a 180°C per circa 30 minuti. Fare la prova dello stecchino!
vasu ti baro nevo
RispondiEliminaavi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti...
Clè
bellissimo video che mostra da dove veniamo ma non dice dove ci siamo persi. proverò presto la torta.
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