domenica 10 gennaio 2010

Le golose


E' domenica mattina. La domenica è un giorno difficile, direi anzi ingombrante. E' troppo vicino al lunedì, è troppo vuoto, è troppo rivestito di significati, è troppo finale, è l'unico giorno "femmina" e somiglia ad una matrona, imponente, sicura di sé, sempre con la gonna, tradizionalista, un po' ottusa ma non cattiva. La domenica è eccessiva.
E allora io sono per fare le cose piccole di domenica, per contrastare l'imponenza.
Leggiamo e mangiamo "pastarelle".
Entriamo al Caffè Grande Italia di Teramo, caffè storico, ordiniamo un caffè o un "cappucciotto" al banco, e i baristi ci appoggeranno davanti anche un bicchierino d'acqua e un piccolo dolcetto di pasticceria in omaggio. Mi sporcherò le dita con la crema al primo morso, mi guarderò intorno smarrita. Al mio fianco: Gioacchino Vallarelli, storico fotografo teramano, un vecchietto con naso grande e dita lunghissime, tutto dinoccolato, anche lui a bere il suo caffè e mangiare il suo dolcetto. Sarà lui a fare un gesto d'altri tempi, commovente: avvicinarmi il portatovagliolini, con un sorriso e nemmeno una parola.
Memorabile.
Ho pensato a Gozzano e alle sue Golose.
Leggete, mie cari e care, e mangiate paste alla crema.



Le Golose

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -

scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,

sollevan la veletta,
divorano la preda.
C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;

quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;

e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate

bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:

invano! ché la crema
esce dall'altra parte!
L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,

divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,

ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo

di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:

oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -

il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,

baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Guido Gozzano

2 commenti:

  1. cara Rablù adesso ci vorrebbe una bella ricetta di paste alla crema, così anche noi possiamo leccarci le dita sporche di crema calda appena fatta. Oppure andare insieme al al Caffè Grand'Italia a sceglierci le nostre golosità.

    RispondiElimina
  2. Deliziosa poesia, una delle mie preferite...che immenso piacere rileggerla. E così, tutto d'un tratto, questa domenica cambia abito.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...