giovedì 15 dicembre 2011

Arancini!


Solo una poesia stavolta per gli arancini.
E grazie a chi li ha preparati per noi di Pampelmuse.


Elena di Troia balla sul balcone

Il mio è un buon rapporto qualità-prezzo.
Come i predicatori, vendo visioni,
come la pubblicità del profumo, desiderio
o il suo facsimile. Come nelle barzellette
o in guerra, è tutta questione di tempismo.
Rivendo agli uomini i loro peggiori sospetti:
che tutto abbia un prezzo,
un pezzo per volta. Mi guardano e vedono
un massacro con la motosega appena prima che avvenga,
quando coscia, culo, macchia, fessura, tetta, e capezzolo
sono ancora uniti insieme.
Quanto odio gli batte dentro,
i miei adoratori gonfi di birra! Odio, o un ebbro
disperato amore. Vedendo la fila di teste
e occhi rovesciati, imploranti
ma pronti ad azzannarmi le caviglie,
capisco i diluvi e i terremoti, e l’impulso di pestare
le formiche. Mi muovo a ritmo,
e danzo per loro, perché
non lo sanno fare. La musica ha un odore volpino,
crepita come metallo riscaldato
e brucia le narici
o afosa come l’agosto, caliginoso e languido
come una città il giorno dopo il saccheggio,
quando lo stupro è fatto,
e la carneficina,
e i sopravvissuti vanno in giro
a cercare cibo
fra i rifiuti, e c’è solo un cupo sfinimento.

A proposito, è il sorriso
che mi estenua di più.
Il sorriso, e il far finta
di non sentirli.
Non li sento, infatti, perché dopo tutto
sono straniera per loro.
La loro parlata è ispida e gutturale,
ovvia come una fetta di spalla cotta,
ma io vengo dalla provincia degli dèi
dove i significati sono lirici e obliqui.
Io non mi svelo a tutti,
se ti avvicini all’orecchio te lo sussurro:
Mia madre fu stuprata da un sacro cigno.
Ci credi? Mi puoi portare fuori a cena.
È quello che diciamo a tutti i mariti.
Davvero, ci son tanti uccelli pericolosi in giro.

Certo che qua dentro solo tu
mi puoi capire.
Gli altri vorrebbero guardare
senza sentire nulla. Ridurmi alle componenti
come in una fabbrica di orologi o un mattatoio.
Spremere fuori il mistero.
Murarmi viva
nel mio stesso corpo.
Vorrebbero leggermi dentro,
ma non c’è niente di più opaco
della trasparenza totale.
Guarda – i miei piedi nemmeno toccano il marmo!
Come fiato o aerostato, mi sollevo,
lèvito a quindici centimetri da terra
nella mia luce di fiammeggiante uovo di cigno.
Pensi che non sia una dea?
Mettimi alla prova.
È una canzone torcia* la mia.
Se mi tocchi bruci.

Margaret Atwood



Ingredienti (per 12 arancini):

250 g di polpa di pomodoro
200 g di carne di manzo macinata
1 cipolla piccola
200 g di piselli (se non è periodo, usate quelli surgelati)
1 uovo grande
450 g di riso originario
300 g di provola dolce o cacio cavallo
pistilli di zafferano (o una bustina)
una noce di burro
un cucchiaio di parmigiano
pan grattato
olio evo
olio per frittura
2 cucchiai di farina
acqua
sale
pepe

Ragù, piselli e riso devono essere preparati in aticipo

Per il ragù

In un tegame, soffriggere la cipolla tagliata a dadini in tre cucchiai d'olio d'oliva. Far rosolare la carne macinata, aggiungere la polpa di pomodoro e far cuocere fino a che non sarà evaporata l'acqua e il ragù sarà denso e ristretto. Aggiustare di sale.

Per il riso (da preparare in anticipo)

Portare a bollore un tegame con dell'acqua e i pistilli di zafferano, far bollire per un po' e salare con un pugno di sale grosso (se si usa lo zafferano in polvere si fa sciogliere nell'acqua). Togliere i pistilli dall'acqua, versare il riso e farlo lessare.Scolarlo e aggiungere una noce di burro mescolando. Far raffreddare un po'. Sbattere l'uovo intero, aggiungere il cucchiaio di parmigiano e poi versarlo nel riso e mescolare.Compattare il riso in una terrina e lasciarlo in frigo per un paio d'ore.

Lessare i piselli e poi passarli in padella con un filo d'olio. Aggiungerli al ragù.

Tagliare la provola o il caciocavallo a dadini.

Due ore dopo aver preparato tutti gli ingredienti si può passare alla preparazione degli arancini.
Con un cucchiaio fare una pallina di risogrande più o meno quanto un palmo, al centro mettere un cucchiaino di ragù e un paio di dadini di formaggio. Chiudere la palla con altro riso, lavorare un po' la forma a palla e passarla in una pastella fatta con un bicchiere e mezzo d'acqua, due cucchiai di farina e sale. Passare nel pan grattato, dare una forma a piramide. Lasciare gli arancini ancora un po' in frigo a riposare. Friggere in un tegame con abbondante olio per frittura bollente. Poggiare gli arancini sulla carta assorbente o la carta paglia. MANGIARE!!

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