giovedì 22 dicembre 2011
Tortellini fritti con ripieno di castagne e marmellata/ La nonna Amedea
Si avvicina il Natale e si diventa tutti più buoni e sentimentali e così i ricordi d'infanzia riaffiorano leggeri come polvere di talco. E questi tortellini dolci, spolverati non di talco ma di zucchero a velo, mi ricordano una delle mie due nonne: la nonna Amedea. La nonna cuoca, quella che ha lasciato a noi, figlie dei suo figli, la passione per gli impasti e le alchimie culinarie. Da piccola ricordo il suo lento vagare per le stanze con lunghe vesti, pare che sotto non portasse le mutande, perchè aveva problemi di incontinenza e allora non c'erano i pannoloni per anziani, e per noi bambini era un fatto misterioso e proibito poter andare in giro senza le mutande. Di lei riconoscevamo il passaggio proprio da quelle piccole gocce lasciate come tanti sassolini bianchi in giro per il cortile, l'aia e a volte anche le cucine. Erano il segno del suo percorso, sapevamo sempre da dove era passata e dove stava andando e a volte per gioco diventavano i segni di una caccia al tesoro che sempre a lei ci portava. Sapeva cucinare divinamente, figlia di un rivenditore ambulante di cibi, moglie di un birocciaio che però aveva anche un piccolo negozio-bar-ristorante, era passata dalla cucina veloce fatta per strada alla cucina lenta e laboriosa fatta un po' in casa e un po' nell'aia: il forno infatti troneggiava proprio di fianco alla turca, perchè i bagni moderni in casa erano ancora da venire. Io me la ricordo grande, alta, austera ma comunque buona nella sua lontananza: oggi ci si gioca con i nonni, allora li si poteva solo guardare da lontano o sarebbe meglio dire, visto quanto ero piccola, dal basso. Quando cucinava era una vera regina, le sue non erano raccomandazioni o consigli ma leggi, nessuno poteva sgarrare, non c'era ingrediente, peso, forma che lei non controllasse, il tortellino non poteva essere più grande del mignolo e le tagliatelle non meno ruvide del velluto. Ogni preparazione si trasformava in un rito e noi bambine, perchè ai maschi non era permesso, facevamo parte di quel rito e sapevamo che un giorno saremmo diventate anche noi le regine, non della casa ma della magia delle lunghe preparazioni, delle complicatissime mescolanze di ingredienti magici e infine del fuoco che come in una fucina alchemica trasformava in cibo commestibile le materie prime - quello che poi un grande antropologo avrebbe chiamato "il cotto e il crudo".
E ora la ricetta di questi meravigliosi e direi perfetti (chissà se anche mia nonna li definirebbe perfetti) tortellini fritti che ci preparava sempre a Natale.
Ingredienti:
per la pasta frolla -matta- chiamata così perchè non davvero frolla
1kg di farina 00
200 grammi di burro
200 di zucchero
6 uova
una bustina di lievito
un bicchierino di liquore sassolino
buccia di un limone grattugiato
impastare tutto velocemente e poi lasciare riposare in frigo
per il reipieno di marmellata e castagne
200 grammi di castagne secche
un vasetto di marmellata di prugne, fatta rigorosamente in casa
50 grammi di cioccolato in polvere
100 grammi di noci
Far cuocere in acqua le castagne e quando sono morbide passarle al passaverdura.
Rompere le noci e farle saltare qualche minuto in padella, passarle al minipimer.
Mescolare tutti gli ingredienti e aggiungere alla fine un po' di Sassolino e la buccia grattugiata del limone
Tirare fuori la pasta dal frigo, passarla nella macchina per la pasta e farne tante striscie alte un centimetro, fare dei mucchietti di ripieno sul lato più basso della pasta, ripiegare sopra la pasta della parte alta (vedi foto), tagliarli a mezzaluna , immergerli nell'olio bollente. Appena si sono raffreddati spolverarli con lo zucchero a velo.
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Che bell'immagine che mi hai ridato. Peccato che non abbia mai conosciuto la nonna se non dai tuoi bellissimi racconti e dalle parole della mamma. Oggi mi è sembrato di tornare alla vecchia casa, ai suoi passaggi sotterranei, alla cantina sempre traboccante di oggetti, cibi, cartoni... Grazie sorellona mi hai fatto un gran bel regalo di NATALE. Cri
RispondiEliminaQuesti dolcini hanno l'aria strepitosa e il ricordo che portano li rende ancora più speciali... auguri!
RispondiEliminaMannaggia a chi ha inventato le mutande!
RispondiEliminamie care ricambio con affetto gli auguri e solo per rablù: ma chi l'ha detto che le dobbiamo portare?????
RispondiEliminanon portare le mutande è un'esperienza mistica che ognuna di noi dovrebbe aver provato almeno una volta nella vita. Di solito quando la non portatrice di mutande cammina per strada, ed è consapevole del suo non averle indosso, ha stampato in faccia un sorrisetto sardonico e un'espressione estatica negli occhi. In questo sono riconoscibilissime, sempre.
RispondiEliminacarla
ps apprendo con molto disappunto che se io avessi lessato delle castagne secche avrei ottenuto lo stesso risultato che ho ottenuto lessandole da fresche e intere, marcendomi (??) le mani e impiegando il doppio del tempo a sbucciarle una per una....lea, sei il mio faro nella notte!
c
mia cara carla non capisco come mai ci hai messo tanto a capire che sono un "faro". Condivido appieno l'espressione estatica di chi non porta le mutande.
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